Berlusconi sta strangolando la sua creatura?

E’ da un paio d’anni che mi sembra di riconoscere delle (piccole, dando uno sguardo d’insieme) differenze tra il primo quinquennio di Governo Berlusconi, nel 2001 – 2006, e l’attuale, iniziato nel 2008.

 

 

Il fatto è che tra il 2001 e il 2006 ci eravamo abituati a un Berlusconi totalmente impegnato con la Rai.

Durante tutto il primo quinquennio non ci ha fatto mancare niente: l’editto bulgaro del 18 aprile 2002 (qui l’articolo di quel giorno di Repubblica.it e qui di Corriere.it), cui sono seguite forse stranamente (!?) nel tempo:

l’umiliazione di uno dei più grandi giornalisti della storia d’Italia, Enzo Biagi, con la chiusura di Il Fatto nel maggio dello stesso anno, dopo che nell’ultima stagione, su 167 volte, per 110 era stato il programma Rai più visto. e la media di ascolto era stata del 21.8% di share pari a 6.230.000 telespettatori (fonte: Corriere.it, vedere il link sulle parole “l’umiliazione”);

– la chiusura della trasmissione di Michele Santoro Sciuscià, la sua causa legale con la Rai e il successivo reintegro;

– la scomparsa di Luttazzi dalla Rai per almeno circa due anni, nonostante i 7milioni e mezzo di spettatori (vedere il filmato al link dal minuto 5:10) di Satyricon;

il secondo editto, nell’ottobre circa del 2005, nel periodo della trasmissione Rockpolitik di Adriano Celentano, con i nuovi nomi di Serena Dandini, Sabina Guzzanti, Gene Gnocchi, Enrico Bertolino, Dario Vergassola, Corrado Guzzanti e lo stesso Celentano.

Altri dettagli sulle vicende si possono trovare in questa ottima sintesi su ADGNews24.

Bene o male lo sapevamo che se la sarebbe presa con la Rai in modo pesante. Essendoci un appena appena percepibile conflitto d’interessi, per il fatto che la sua famiglia controlla Mediaset, era lecito aspettarsi da parte di tutti noi italiani (vero?) almeno un tentativo di indebolimento della concorrente. O comunque, avendo a che fare tutti quotidianamente con Berlusconi, e conoscendo la sua personalità probabilmente ormai meglio di quella di nostro padre e di nostra sorella, c’era da attendersi una reazione leggermente scomposta al primo segno di dissenso.

Insomma proprio niente da dire sul fatto che se l’è presa con la Rai. Anzi, a momenti, se non fosse successo, gli avrei mandato una mail con una richiesta di spiegazioni. Che fine fanno la libertà di stampa, d’espressione e la necessità di almeno una certa proporzione (che non sia schiacciante in favore di una o dell’altra) tra le voci di segno opposto o presunto opposto all’interno del servizio pubblico? Massì, è lo Spoils System. Si sa che quando uno va al Governo, quasi tutto deve cambiare di conseguenza. Ma non è un po’ esagerato così? Mannò, è appena appena appena appena (accompagnare la parola con indice e pollice alla distanza di un centimetro) superiore al solito.

 

 

Che c’entra con quello che ho scritto all’inizio?

Il punto è che, da quando è partita la nuova legislatura, nel 2008, ma alcuni fatti risalgono anche a un po’ prima, comunque non più indietro del 2006, il Nostro non solo ha ovviamente mantenuto una certa tensione nella Rai, sennò quella veramente che prende una deriva bolscevica (date un’occhiata se avete tempo a questo link, io mi sono fatto due risate) se non la tieni per il guinzaglio, ma sembra aver aggiunto clamorosamente una discreta attenzione ai giornalisti e ai programmi di casa sua, di Mediaset.

Infatti sono capitate un po’ di cose:

– nel 2006 Lamberto Sposini lascia Mediaset perché <<non c’erano più le condizioni per andare avanti>>. Il direttore in quel momento era Carlo Rossella, che era subentrato nel 2004 a Mentana;

– nel 2009 lo stesso Mentana, che era diventato nel frattempo direttore editoriale (vedere il link appena precedente) si dimette per protestare contro il mancato cambio di palinsesto alla morte di Eluana Englaro, e le dimissioni vengono accettate;

– Mentana viene sostituito nella conduzione di Matrix da Alessio Vinci, ma non sembra sia stata una scelta molto apprezzata, sia a vedere quel che dice in questo fuorionda della trasmissione (vedere i circa primi quattro minuti del video) la giornalista Mediaset Alessandra Magliani, sia a leggere i dati di Audience;

– a un certo punto Mentana accetta di diventare il direttore del TG di La7 e in poco più di un anno il TG La7 quintuplica lo share medio;

– sembra che un certo numero di telespettatori vengano sottratti direttamente alla sua ex azienda, al TG5, e che quindi il risultato conclusivo dell’addio di Mentana sia apparentemente quello di aver reso meno spigoloso e critico uno spazio di approfondimento Mediaset (Matrix), ma di aver perso di contro in ascolto e di conseguenza, verosimilmente, in denaro;

– l’informazione sui suoi canali sembra diventare sempre più morbosamente fedele al suo pensiero, esempio esagerato: in occasione della manifestazione delle donne all’inizio dell’anno, non solo Mediaset riserva pochissimo spazio a quel che succede, ma quando lo fa Berlusconi si riserva addirittura di telefonare in trasmissione personalmente a Mattino Cinque, quando c’è Maurizio Belpietro;

– quando Mentana presenta le dimissioni a Mediaset, Silvia Brasca e Roberto Pavone, da circa vent’anni dipendenti dell’azienda, lo difendono e subiscono una contestazione disciplinare;

– il TG5 ha avuto come direttori, tra gli altri, lo stesso Mentana, Emilio Carelli, poi passato a SkyTG24, e Clemente Mimun, dei grossi nomi, per difenderne l’immagine, eppure negli ultimi tempi sembra proprio volerci convincere che il livello non sia molto più alto (sempre che lo sia stato effettivamente qualche volta) di quello dei cugini Studio Aperto e TG4, sonoro il tonfo in occasione di questo servizio del telegiornale su Wikipedia;

– sembra che ci sia una proliferazione incredibile di Trash nelle reti Mediaset, è ovviamente noto che non se lo sia fatto mai mancare e che anzi ne sia il cittadino onorario, ma adesso sta rompendo gli argini, e a furia di accusare chi non lo ama molto di essere “radical chic”, “intellettualoide”, ecc, sta cominciando ad annoiare per sovraesposizione anche chi di solito apprezza questo genere di TV leggera: hanno fatto flop programmi più o meno Trash come Tamarreide, Stasera che sera, Baila!, tutte trasmissioni su cui forse si puntava qualcosa;

il gravissimo quasi pedinamento e dileggio pubblico del giudice Mesiano, con la colpa di aver scritto la sentenza di primo grado sul risarcimento Fininvest in favore di CIR per Mondadori, fatto per cui è stato sospeso dall’Ordine dei Giornalisti Brachino.

 

 

In altre parole negli ultimi quattro, cinque anni Berlusconi sembra che stia pretendendo dalle reti Mediaset il massimo possibile del supporto, anche a scapito della salute e della qualità dei prodotti dell’azienda.

 

 

Un tempo non era (del tutto) così. Berlusconi in più di una circostanza in passato si è vantato dell’equilibrio e della libertà in Mediaset, per esempio in un articolo di Repubblica.it del 28 marzo 2001 si riportava: <<“Mediaset – ribadisce il Cavaliere – è l’esempio di conduzione liberale, un esempio di moderazione”. Poi, certo, “c’è un solo soggetto, una sola trasmissione che non è così, il Tg4 di Emilio Fede che dichiara apertamente la sua preferenza per la nostra parte politica e, diciamo, il suo trasporto quasi amoroso nei confronti del sottoscritto. Ma lo fa in maniera palese, trasparente e non attacca mai gli altri. Da Emilio Fede non è mai venuta un’azione di killeraggio nei confronti di chicchessia. Quelle azioni vengono oggi dalla televisione pubblica ed il peggio, quello che non si può accettare, è che ciò avviene durante una campagna elettorale”>>. Cioè circolava la più o meno sensata idea che sostanzialmente, a parte qualche caso patologico e anomalo, tipo Emilio Fede e poco altro, gli autori, i giornalisti e in generale i dipendenti delle reti Mediaset godessero di una notevole autonomia.

Nella famosa puntata di Sciuscià del maggio del 2002, che vide Santoro provare una sorta di doppia conduzione non formale ma sostanziale con Maurizio Costanzo, a un certo punto lo stesso Costanzo disse che «Con Striscia, la Gialappa’s e le Iene, Mediaset è l’unica televisione libera».

Confalonieri, quando Mentana nel 2004 lasciò la direzione del TG5 a Rossella, disse, rispondendo al giornalista che lo incalzò con <<C’è chi teme che adesso tocchi a Ricci, alla Gialappa’s.
«Bravi. E poi alle Iene. Ma come ragionate? Mediaset è un’azienda commerciale. Deve fare numeri. Per avere il bilancio che i mercati finanziari ci riconoscono tra i migliori nel mondo deve puntare ad ascolti di milioni di persone. Rossella farà un buon tg e non di parte altrimenti non si fanno i milioni di ascolti a sera»>>. Ovviamente c’era una certa consapevolezza del fatto che mettersi completamente al servizio di Berlusconi sarebbe stato controproducente.

 

 

Ma, come abbiamo visto sopra, questo principio è stato buttato un po’ a mare. E le conseguenze non si sono fatte attendere.

 

 

In questo articoletto su piccoliazionisti.it, ci si lamenta del fatto che <<Pier Silvio Berlusconi ha creato un gruppo televisivo che investe tantissimo in spettacoli ormai noiosi e che risparmia nell’informazione politica, sociale e di costume di qualità. Esattamente il contrario di quanto sta facendo La 7>>.

In questo articolo su affaritaliani.it e in questo su lanostratv.it, entrambi di questo mese, si dice che si è in presenza di un calo di ascolti delle reti Rai e Mediaset in favore di altre emittenti, e sembra anche venire da lontano.

Indubbiamente hanno un ruolo la parcellizzazione e la frammentazione dell’attenzione della gente per via di Internet, Smartphone, Tablet, e altro. Per esempio negli USA stanno per diminuire le case dotate di televisione per la prima volta dopo 20 anni, secondo questo studio Nielsen. In questo articolo del Professor Perretti, della Bocconi, si dice che <<Agli inizi del millennio la media di spettatori era di circa 8,5 milioni nell’intera giornata e di circa 23 milioni nel prime time. Nel 2009 il numero medio è sceso a 7,6 milioni nella giornata e a circa 20 milioni nel prime time. In dieci anni la televisione ha quindi perso 3 milioni di spettatori nella fascia di ascolti più importante>>. Secondo il nono rapporto Censis/UCSI poi: <<In una scala che va da 1 (minimo) a 10 (massimo), televisione e carta stampata non raggiungono il punteggio della sufficienza in termini di reputazione, secondo l’opinione degli italiani: 5,74 è il voto medio di credibilità della televisione e 5,95 è il voto dato ai giornali. Maggiormente credibili radio (6,28) e Internet (6,55), percepita come un mezzo più libero e «disinteressato»>>.

Ma in realtà forse Pier Silvio Berlusconi qualche idea ce l’avrebbe per far ripartire i contenuti di qualità di Mediaset, ma a quanto pare potrebbe avere le mani legate proprio per dover aiutare il padre, infatti in questo articolo di Repubblica.it dice: <<«Mi ero mosso, ne avevo già parlato in azienda, avevo previsto il cosa, il come e il quando. Avrei portato Giovanni Floris a Mediaset», racconta Pier Silvio Berlusconi che del network fondato dal padre, è il vicepresidente. Proprio lui: il conduttore di Ballarò. Nemico pubblico del presidente del Consiglio. Sbilanciato, fazioso, mistificatore, secondo le sue gentili definizioni. «Le attaccherei volentieri la scarlattina», disse il premier a Floris durante una telefonata in diretta mentre era convalescente a casa. «Si ricordi, la Rai non è sua ma di tutti gli italiani», minacciò nel corso di un’altra conversazione telefonica. Poteva davvero finire Floris su una delle reti controllate dal Cavaliere? La risposta di Pier Silvio è un sì convinto, ponderato, studiato nei minimi dettagli. «A noi manca un programma di approfondimento in prima serata – spiega il numero due di Mediaset -. Un programma come Ballarò. È perfetto. È un esempio di grande correttezza. Usa toni pacati e ospita sempre le diverse posizioni in campo». Poi aggiunge: «Eravamo tutti d’accordo»>>.

E’ datato 23 settembre 2011 un articolo di MilanoFinanza Online in cui si dice che Mediaset in Borsa stava aggiornando i minimi storici a Piazza Affari e <<da inizio anno ha perso oltre il 50%>>, e in cui Confalonieri dice: << “Il conflitto di interessi c’è”, ha proseguito, “ma non è che a beneficiarne sia la nostra azienda anche perché noi facciamo il nostro mestiere rispettati dal pubblico se equidistanti dalle parti politiche. Altrimenti”, ha puntualizzato, “perdiamo in credibilità e se perdiamo credibilità perdiamo anche i nostri clienti”>>.

Secondo voi ha perso un po’ di credibilità con questo video?

 

 

In conclusione Berlusconi sembra che stia strangolando la creatura tirata su con tanta fatica con le sue stesse mani, Mediaset.

Ormai sembra invecchiato e stanco, le sue idee per l’Italia, ispirate al liberismo rampante del Dopoguerra, sono cieche, approssimative e sbagliate probabilmente persino all’interno di una destra moderna, la loro applicazione si è concretizzata in un taglio ottuso, orizzontale e soprattutto disastroso della spesa pubblica, i processi sembrano non voler finire, il suo entourage pare si sia ridotto a un manipolo di signorsì, le ossessioni per i giudici e gli insegnanti bolscevichi sostituiscono nella sua testa il tentativo di trovare una soluzione alle difficoltà economiche del Paese.

 

 

Forse agli estimatori della sua storia di imprenditore (fermatasi si può dire nel 1994) piace ricordarlo così, tra mille virgolette, “giovane startupper”: